VISTI DA…

di MICHELE FRATERNALI

La nostra vita 

Un operaio edile colpito da un lutto improvviso decide di fare i soldi a tutti i costi. Scoprirà il lavoro nero, gli strozzini, le morti bianche. Film sincero, autentico, a tratti superficiale nel passare in rassegna affetti, ambienti e comportamenti senza mai approfondire fino in fondo, ma col pregio di non sputare sentenze o emettere giudizi. La sceneggiatura è ben scritta, anche se probabilmente è stata messa troppa carne al fuoco, Germano è convincente così come il resto del cast, fatta eccezione per Raoul Bova decisamente sottotono. Lucchetti non ha di certo realizzato un capolavoro, ma un’opera che dimostra che mestiere e buone idee fanno del buon cinema.


Draquila – l’Italia che trema 

Aquila, 6/4/2009. Un terremoto causa 308 vittime e l’evacuazione forzata della popolazione, ma l’immane tragedia viene utilizzata per trasformare un’intera città in una sorta di laboratorio e i suoi abitanti in cavie per speculazioni e propaganda politica. Sabina Guzzanti, senza non poche difficoltà intervista con imparzialità gli abitanti, i tecnici, le istituzioni locali, esponendo il suo punto di vista attraverso una voce fuori campo che non è solo un intermezzo comico, ma soprattutto quella di una giornalista che fa inchiesta. La regista mette insieme una notevole quantità d’informazioni, pone quesiti interessanti, fa ipotesi su un piano case annunciato dopo soli quattro giorni dalle scosse o sulla costruzione delle nuove abitazioni vicino a zone vietate o adiacenti a centri commerciali. Inquietante poi la scoperta di tendopoli – lager delimitate da recensioni, dove è vietato servire vino, caffè e coca cola, perché ritenuti eccitanti o del fatto che l’emergenza abruzzese sia equiparata per legge (ennesima trovata berlusconiana!) ad un grande evento gestito da una Protezione Civile con un commissario straordinario che si è tentato di trasformare in una S.p.a.. Facile puntare il dito o denigrare questa inchiesta come ha fatto il Ministro Bondi, difficilissimo non indignarsi, non provare un certo disagio e controbattere quanto sostenuto da una comica che ha fatto il lavoro che avrebbero dovuto fare in maniera capillare tutti i “latitanti” giornalisti italiani. Se pensate che chi scrive stia esagerando, andate a vedervi un’edizione del TG1 e capirete di cosa sto parlando.