VISTI DA…

di MICHELE FRATERNALI

Carnage 

Due ragazzini si picchiano e i rispettivi genitori si incontrano per risolvere la questione civilmente, ma la situazione degenera. Polanski mette in scena un quartetto di attori a dir poco sensazionale, che abbandonate le buone maniere, cedono ai loro più bassi istinti. Emergono, in un crescendo di tensione, le ipocrisie, le invidie, le violenze e il disprezzo nei confronti di ciò che è diverso da parte della borghesia. Mogli contro mogli, mariti contro mariti, mogli contro mariti in uno scontro ideologico e sociale a colpi di accuse e derisioni. Polanski realizza un vero e proprio saggio di cinema che avrebbe di certo meritato un qualche premio all’ultima Mostra di Venezia. Da applausi.


Crazy, Stupid, Love 

La vita di Cal crolla improvvisamente quando la moglie gli chiede il divorzio dopo venticinque anni di matrimonio. Ritrovatosi single viene aiutato dall’affascinante sconosciuto Jacob. I registi Ficarra e Requa realizzano una delle migliori commedie sentimentali per adulti degli ultimi tempi, scritta senza sbavature con personaggi e storie per ogni età, assai divertente, a tratti commovente, con qualche colpo di scena, senza essere mai né volgare, né banale. Le perplessità sentimentali come un tragicomico gioco assolutamente irresistibile, che fugge ogni stereotipo e centra decisamente il bersaglio. L’intero cast è da applausi, ma Marisa Tomei pur ricoprendo un ruolo secondario è da standing ovation.


La pelle che abito 

Il chirurgo Legard, rimasto solo, ha un solo ossessivo motivo per vivere: sperimentare sull’uomo la pelle artificiale che ha creato. Non ci troviamo difronte ad uno dei capolavori del regista spagnolo, ma è altrettanto inconfutabile che La pelle che abito sia un film pienamente almodovariano, con madri che hanno un complicato rapporto con i figli, dove nessuno è quello che sembra in un continuo scambio d’identità. Un Frankenstein dei giorni nostri, che cita Hitchcock e Franju e pone qualche quesito sulla bioetica, trattando un tema attuale e delicato come quello della trans genesi. Sceneggiatura – puzzle perfetta e farneticante che mescola melodramma, grottesco e noir sterzando verso il thriller- horror, senza mai sfociare nel gore, moltiplicando flashback e colpi di scena con quel tipico e sfacciato gusto per il kitsh e l’artificio. A cambiare stavolta è la messa in scena, di una superlativa glacialità che relega il desiderio a forme imposte di perversione, non permettendo così un’empatia totale fra spettatore e personaggi. Se non uno dei migliori Almodovar, di certo migliore di buona parte delle produzioni attuali europee ed americane.