Il Tango, linguaggio intimo dell’anima

“Ad occhi chiusi” Tra psicologia e lentezza nelle note di Gardel, Piazzola, Bacalov.

di EMANUELA CASSOLA

Nei dizionari musicali si dice che,l’origine del tango, nasce da una danza africana di Cuba, figlia dell’Habanera. Non tutti sanno però che il TANGO inizia e cresce nei quartieri popolari di Buenos Aires, nei“conventillos”, complessi costituiti da abitazioni poverissime, dove si usava organizzare piccole feste (gratuite per le donne e a pagamento per gli uomini), i cui maschi si ritrovavano a ballare tra di loro . Lo sa bene chi, come me, proviene da parentele di terza generazione emigrate in Argentina, alla fine della seconda guerra mondiale a cercar fortuna che… Dai racconti, s’intuisce che, il percorso del ballo del Tango è molto più complesso di quanto si creda, includendo aspetti psicologici di pensiero comportamentale, a suggestive malinconiche lentezze di movimento. Con l’ascesa del ballo, nacque la figura leggendaria del “ compadre “, romantico ed impavido difensore dell’onore femminile,pronto anche ad uccidere per un amico, nei panni di un perfetto gigolò. La voce suadente di Gardel ,e le note del “ bandoneon “ di Piazzola, sono solo due delle massime espressioni di pura e struggente melanconia che questo ballo incarna, attraverso l’incontro tra un uomo e una donna, evocando la “noche portena”, le tipiche carreras e le nostalgiche milonghe. Il Tango, cancellato dalla dittatura, nell’epoca in cui, tutto era silenzio, è risuscitato. Queste note di colore, pennellate nella penombra di una notte, hanno visto protagonista , anche a Parma, la Associazione Mas que Tango, con il concerto spettacolo “Mi Buenos Aires Querido” di e con Luis Bacalov nell’ambito dei festeggiamenti del Bicentenario Argentino presieduto dall’Ambasciata argentina, in un susseguirsi di passi, filmati, colonne sonore da Oscar, come Il Postino, mescolando tradizione e creatività di una metropoli in continua evoluzione. Tango. Segreto codice dell’anima per comunicare. Una introspettiva lente d’ingrandimento che mette a fuoco i rapporti affettivi, le relazioni interpersonali.Una carezza interiore. “Ad occhi chiusi” ,è il film documentario della parmigiana Simonetta Rossi, in prima nazionale e mondiale sul tema del tango, che va oltre gli stereotipi, per parlare di rapporti umani. Premiata dalla rete franco tedesca ARTè, poco incline a riconoscere la valenza dei nostri prodotti italiani,convince, la capacità della regista di calarsi nelle storie quotidiane degli interpreti, persone comuni, ben lontane dalla costruzione della capacità attoriale, a cui si antepone l’avvincente freschezza e naturalezza dei vissuti emozionali dei protagonisti. Lo stile di ballo del Tango si differenzia presto detto in due categorie: quello rivolto a tutti coloro che desiderano incontrarsi e conoscersi a passo di danza, e la tecnica virtuosa dei ballerini professionisti, cioè il tango di sala ( o di pista ) e il tango show ( o tango spettacolo ). Nel secondo caso è l’effetto che cerca di affascinare lo spettatore. L’ascolto e il piacere di incontrarsi, tra un uomo e una donna, è invece l’elemento predominante che è sempre prevalso e che proponeva di trasmettere il Tango ballato, nelle sale al Centro di Buenos Aires fin dall’epoca d’oro tra il 1935 e il 1955. Questo stile di pensiero del Tango, prevede un abbraccio chiuso e continuo. Poche figure di chiara risoluzione musicale. Marcata accentuazione del ritmo. Poco spostamento nello spazio e molto contatto tra i corpi, nell’intento di divenire uno solo. L’eleganza e la cadenza, prendono il posto di spettacolari figure di difficile realizzazione destinate ai ballerini professionisti, per una dimensione spazio temporale “lenta “ e prolungata nel tempo, in cui l’aspetto psicologico della comunicazione non verbale, si esplica nella coppia uomo-donna, attraverso la relazione dei gesti danzati, senza parole. “.