VISTI DA…
di MICHELE FRATERNALI
Toy story 3 – la grande fuga
Lo spunto per questo terzo episodio, che arriva dopo ben quindici anni dal primo, può sembrare banale: i bambini crescono e si trasferiscono al college, mentre i giocattoli vanno in soffitta, nella spazzatura o nelle mani di altri bambini. Chi come il sottoscritto sostiene che i sequel sono sempre inferiori all’originale, stavolta deve ricredersi, perché questo episodio non solo è migliore dei precedenti, ma è un autentico capolavoro. La Pixar dopo Wall – E ed Up, sembra non conoscere limiti tecnici e tematici, riuscendo ancora una volta a realizzare un’opera divertente e commovente dall’inizio alla fine. Poche risate, ma di assoluta qualità (irresistibili Ken e Barbie), commozione pura, una mescolanza di generi sbalorditiva che tocca persino l’horror, una sceneggiatura scorrevole, ricca di idee, citazioni (il Totoro di Miyazaki) e nuovi personaggi che si mescolano perfettamente con il vecchio cast. Complesso, emozionante, avventuroso e anticipato da un cortometraggio di rara inventiva e poesia. Preparate i fazzoletti, ne avrete bisogno.
Cella 211
Al suo primo giorno di lavoro come secondino, il giovane Juan si ritrova coinvolto in una rivolta dei detenuti e per salvarsi si finge uno di loro. Dramma carcerario violento ed efferato, dove Monzòn ricrea all’interno di una prigione un microcosmo di personaggi in cui nessuno può dirsi migliore di un altro. Una denuncia sociale contro le pessime condizioni dei detenuti nelle carceri, dove il confine tra giustizia e illegalità diviene terribilmente labile e profondamente oscuro. Eccellente il cast su cui spicca il leader dei prigionieri Luis Tosar, in un film dal ritmo incessante che tiene incollati alla poltrona fino all’ultima sequenza.
Urlo
Nel 1955 il poeta Allen Ginsberg pubblica quello che diverrà il manifesto poetico della cultura Beat americana. Due anni più tardi l’editore Ferlinghetti e l’Urlo di Ginberg sono messi sotto accusa dalla comunità americana che ritiene l’opera oscena e di dubbio valore letterario. Il testo narra con stile inedito e indiscutibilmente audace le numerose esperienze dell’autore: i rapporti omosessuali, le conversazioni con gli amici della strada, il dissenso verso lo Stato americano, l’uso massiccio di droghe allucinogene, la morte in manicomio della madre, argomenti e linguaggi sfrontati che saranno censurati e portati in tribunale, dove si accenderà una riflessione sulla libertà d’espressione e sul ruolo degli artisti nella comunità. Il film alterna ai monologhi dell’autore (un James Franco decisamente credibile), una ricostruzione fedele del processo e una serie di sequenze animate, non sempre perfette, che vogliono rappresentare visivamente il poema. Istruttivo, acuto, energico, a tratti psichedelico, talvolta eccessivamente didascalico, ma sempre sincero e moderno. Un piccolo gioiello di ricercatezza, forse non semplicissimo da interpretare, ma assolutamente stimolante. Prima andate al cinema, poi passate in libreria a recuperare i versi visionari di un uomo che ha saputo attraverso la sua arte scardinare la bigotta e ottusa morale comune.